3 oct 2011

Epílogo

Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora.

Every step I have taken in my life has led me here, now.


(Cada paso que he dado en mi vida me ha traído aquí, ahora).


(Aeropuerto Malpensa, Milano, Italia).
2 oct 2011

Ma allora che ci guadagni?

In quel momento apparve la volpe.
" Buon giorno", disse la volpe.
" Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
" Sono qui", disse la voce, "sotto il melo..."
" Chi sei?" domandò il piccolo principe, " sei molto carino..."
" Sono una volpe", disse la volpe.
" Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, " sono cosí triste..."
" Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
" Ah! scusa ", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
" Che cosa vuol dire 'addomesticare'?"
" Non sei di queste parti, tu", disse la volpe " che cosa cerchi?"
" Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. " Che cosa vuol dire addomesticare?"
" Gli uomini" disse la volpe" hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso!
Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi le galline?"
" No", disse il piccolo principe. " Cerco degli amici. Che cosa vuol dire 'addomesticare'?"
" È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami..."
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore... Credo che mi abbia addomesticato..."
" È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla terra..."
" Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa.
" Su un altro pianeta?"
" Sí"
" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
" No."
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No."
" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiú, in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticata. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore... addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. " Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. " In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. " È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
" Ah!" disse la volpe, "...piangerò".
" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
" È vero", disse la volpe.
" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
" È certo", disse la volpe.
" Ma allora che ci guadagni?"
" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".

Poi soggiunse:
" Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo".
" Quando ritornerai a dirmi addio ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
" Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse. " Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa"
E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
" Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
" È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
" È il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
" Io sono responsabile della mia rosa..." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
3 ago 2011

Going Home...

(Este post debería haber ido justo antes de partir hacia España...)



(Significado: Lo que siento no se puede describir con palabras... Y es muy bonito... Como esta canción, sin palabras pero preciosa...)

Estocolmo, rubias embarazadas

Estocolmo. La perla escondida del viaje. La más desconocida, la más sorprendente, y, seguramente, donde mejor estuvimos. Donde pensábamos que haría frío e hizo calor, anulando nuestras precauciones tomadas. Donde son rubias, pero no tantas. Donde pasear por las islas (porque sí, Estocolmo son unas cuantas islas) fue una maravilla.

El aeropuerto de Ryanair de Estocolmo es muy Ryanair. Tardas una hora y media en ir desde la ciudad, y supongo que la compañía de autobuses se forrará a base de clientes low-cost. Nosotros tuvimos la ocasión de, entre sueño y bostezo, disfrutar de un atasco espectacular provocado por un accidente. Llegados allí, y con Australia como eficiente guía, no tuvimos mayor dificultad en encontrar nuestro hotel. Aunque tuvimos algún problemilla, como una casi obligatoriedad de hacerse una tarjeta "de socio" para ahorrar coste, pero pagando dicha tarjeta, lo cierto es que el hotel fue de mi agrado. Principalmente, por una cocina común que hizo las delicias de Australia, donde pudimos descansar un poco de buscar restaurantes buenos-bonitos-baratos, que resulta ardua labor en todas las ciudades visitadas. Así pudimos ir un poco a nuestro aire, no tan pendiente de horarios, y creo que agradecimos mucho todo esto, e incluso disfrutamos más de cuando comimos fuera.

Nuestra aventura en el hotel comenzó con una sala de espera llena de oceánicos, una familia aussie muy divertida, y un neozelandés que nos contó su vida, recién llegado de Noruega a la que terminó por casi odiar (o eso decía), y que al día siguiente apareció consternado por el fatídico suceso que acaeció, porque había estado allí hacía dos días. Por su parte, la familia australiana tenía un chavalín muy majete con el que nos reímos mucho. Aparte de esto, de alquilar una nevera, y de que había un supermercado que me gustó mucho a una manzana, no mucho más del hotel.









Estocolmo ofrece paseos agradables por sus orillas, monumentos, calles y zonas históricas así como lugares donde el diseño es primordial, museos y exposiciones fotográficas y calles turísticas con tiendas donde comprar recuerdos. Negocios de antigüedades y curiosidades e iglesias con baño y formas bastante distintas a las de aquí.
La ciudad sueca es bonita, y siempre tienes que decidir por qué puente ir. Llena de zonas verdes, barquitos, "autobuses-barco" que te llevan de un lugar a otro, casas que parecían copiar a Brujas con sus techos-escalera, con su fauna local, sus patitos y sus interesantes a la par que inquietantes cuervo-paloma, sus callejones, sus vinilos... Todo siempre rodeado de agua, que embellece la urbe sin lugar a dudas.









Y así pasamos las jornadas en Suecia. Visitando el interesante museo del Vasa, llamado a ser el rey de los barcos, y que se hundió en apenas horas después de zarpar. Primero una chica, aunque después preferimos a un chaval rubito, nos explicaron cómo y por qué había demasiado peso arriba, o quién tenía la culpa. Disfrutamos de una brillante cena con un excelso plato presentado sobre una tabla, con un delicioso trozo de carne, puré, ensalada y una exquisita salsa, que dio envidia incluso a vegetarianos confesos. Nos entretuvimos también con las búsquedas de nuestras habituales antiguallas, y yo me hice con dos vinilos de Dire Straits y el clásico Forever Young de Alphaville, mientras Australia conseguía incluso regalos de cucharillas del Royal Flying Doctor Service of Australia. Visitamos también una exposición fotográfica para deleite de Australia, donde lo mejor fue El Hombre Invisible. Compramos artilugios de madera típicos y objetos de diseño no menos típicos. Visitamos unas cuantas iglesias donde había velas mostrando la hermandad y el respeto por Noruega. Paseamos sin fin por calles viejas y modernas, viendo sin cesar algunas de esas famosas rubias de las que siempre escuché hablar, con un asombroso tanto por ciento de ellas embarazadas, lo que seguramente demuestra buenas condiciones para tener un hijo allí. Pasamos, en definitiva, grandes días y grandes noches, decidimos que era una gran ciudad, y, nuevamente, fuimos más que felices.







Más tarde volvimos a aquel pequeñísimo aeropuerto de Estocolmo, y afromtamos la que fue nuestra recta final en Milán, donde la despedida se hacía patente a cada segundo, una despedida grande y múltiple, puesto que habría que decir adiós a Milán, a Italia, al Erasmus, e incluso a mi querida Australia. Pero, ay amigo, de todo podemos sacar una enseñanza. Y además, como siempre recuerdo, La vida puede ser maravillosa.

Gante, fiesta medieval

La famosa "desconocida" ciudad medieval nos acogió con poco de medieval y mucho de megafiesta moderna. Los escenarios y lugares de ocio para beber (principalmente) o comer se propagaban por todo el centro de la ciudad, tan bulliciosa como receptiva a sus alborotadores.





Llegados al centro tras una larga caminata, y una rápida visita a una efectiva y útil información de turistas, comenzamos un pequeño giro por la ciudad, magistralmente dirigido por mí, consistente en ir viendo los numeritos del mapa y leyendo las anécdotas e historietas de cada monumento. Lo cierto es que era difícil decidirse ante las torres e iglesias que podíamos observar a simple vista.







Paseamos por las calles, hicimos un pequeño pic-nic, tuvimos una nueva casualidad y Australia se encontró a un compañero de clase, descubrimos urinarios portátiles por todas partes que todos usaban sin pudor quizá intimidados por la multa de 60 euros, avistamos castillos y escuchamos a un hombre tocando el arpa en una iglesia.

Y así, entre fiesta y monumentos, y bajo la amenaza que acabó por cumplirse de lluvia intensa, se cumplió nuestra corta visita al imprescindible lugar, donde quizá hubiésemos preferido ir un día normal y corriente, pero que sin duda merece la pena.

Bruselas, una plaza

Ciudad en que la lluvia nos acompañaba y nos dejaba, como sin mostrar interés, al compás de la propia urbe. Donde la preciosa plaza se hace insuficiente para embellecer toda la metrópoli. Donde comprar un gofre con tantos ingredientes que se hace difícil el comerlo, o incluso decidir entre nata, fresas, chocolate y el propio gofre. Con su pequeña y famosa fuente que todos van a ver y a muchos decepciona. Sus callejuelas de restaurantes para turistas en los que te intentan atrapar en todos los idiomas. Donde puedes comprar seis tipos de cerveza y aún tener dificultades para elegir, y que después todas sean superiores al nivel español. Con ejecutivos comiendo sentados en la plaza donde estrenar nuevos chubasqueros. Con Tintín de reclamo, pero siendo una nimiedad al lado del chocolate. Chocolate en bombones, en tabletas, en virutas, en monedas o en cualquier forma imaginable, negro o blanco, sin azúcar o lujoso.











Aquí pasamos unos buenos días, lluviosos pero entretenidos. Desde Bruselas aprovechamos para visitar la siempre recomendada Gante, puesto que Bruselas, quizá, es demasiado ciudad, y no tan "bonito" como puede ser Brujas, o el citado Gante. Tuvimos un hotel de lujo que nos sorprendió pudiésemos haber pagado. Bebimos zumos muy ricos y comimos más fries. Visitamos iglesias, busqué vinilos y libros sin éxito, nos perdimos por zonas no tan turísticas, y, por supuesto, fuimos felices.

Bruselas, una plaza. Puede que sea injusto, pero puede que sea cierto. De cualquier manera fue un placer estar allí, y como digo, felices.

Brujas, ¿O era Australia?

Brujas. El suelo empedrado recibe a las decenas, quizá cientos de pasajeros que la estación desembucha hacia el corazón de la ciudad. Algunos abren sus mapas, otros simplemente hacen que sus maletas repiquen mientras caminan hacia sus hoteles, o puede que sus casas. Hay edificios que acaban en una curiosa y característica forma de escalera en ambos lados de la calle, y de vez en cuando alguna bicicleta atraviesa la calzada no sin cierta dificultad en el arisco terreno que deben recorrer. El desconocimiento del destino nos guía hacia el corazón de la ciudad, siempre acompañados ya de tiendas llenas hasta los límites de chocolates para todos los públicos. Caminamos. Australia imagina la fachada del hotel y la busca y encuentra detrás de cada esquina. Yo arrastro las maletas, la miro, y sonrío.







Australiana, de Melbourne. Tres veces se repite, sin contar con otro más que aunque no comparte ciudad sí lo hace con la nacionalidad. La habitación es australiana. Pero eso no es todo, porque algún día más tarde, Australia se encontraría en el desayuno con más aussies... ¡De su mismo colegio! ¿Era Brujas o era Australia? Fuera de detalles de países, el hostel está muy bien. El bar es agradable, y además de desayunar, cenamos un día ahí con degustación de tres cervezas gratis incluida. Wifi en la habitación, aceptable (como poco) emplazamiento, desayuno incluido, y aunque no pudimos usar las bicis de alquiler en una excursión a la costa debido al tiempo, fuimos felices en nuestra habitación aussie.





Lluvia ligera cae incesante sobre Brujas. Pero nada cambia. No cambian las retorcidas calles con sus casas de ladrillos. Ni los canales que por las mañanas gobiernan botes y barcas multi-lenguajes y por las noches los bellos y malvados cisnes, siempre misteriosos, siempre elegantes. Por no cambiar, ni siquiera lo hacen las parejas que salen a bailar tangos, venciendo al piso deslizante y a los amagos de caídas, que Australia y yo observamos tranquilamente mientras degustamos unas tradicionales y típicas patatas fritas. Tras los majestuosos bailes, y con nuestras compras (un vinilo de Jazz y un libro de Braille con el que contar infinitas historias) bajo el brazo, vagamos por las calles más turísticas hasta acabar en las más desiertas, siempre escoltados por chocolates, y gofres, y patatas, y cualquier cosa que atraiga a un turista al negocio.









Una australiana, un español, unos vecinos británicos, una ciudad belga y un pub irlandés. Y no, no fue un chiste, fue una cena extraordinaria. Iluminados por una vela robada furtivamente, y degustando unas cervezas belgas que hacen honor a su fama, las bangers & mash fueron deliciosas. No faltó, por supuesto, algo de humor inglés y la constatación de lo increíble del avance tecnológico puesto que un aparatito llamado cámara de fotos puede guardar imágenes. En la vuelta a casa, cisnes teniendo su propio banquete, y nuestra vieja amiga plateada alumbrando mágicamente las calles de la encantadora ciudad.





Paseo en barca donde ver la ventana más pequeña de la ciudad. Perros que descansan sobre el alféizar para deleite de los visitantes. Altas y grandes iglesias aunque inaccesibles casi siempre. Preciosas plazas que admirar día y noche, a poder ser deleitándose con chocolates. Casas con fachadas de madera que mantienen el viejo espíritu de la ciudad.







Brujas. Tan turística, tan encantadora. Una ciudad que añadir a tus favoritas. De visita obligada y recuerdo imborrable.

París, troppo romantico

La fría y oscura noche nos recibe al bajar de un misterioso autobús blanco, en el que realizamos el incierto trayecto entre París y uno de esos aerpuertos que Ryanair se inventa. Tras encontrar la parada del autobús que nos llevará al hotel, Australia ayuda a una señora y su hija a "encontrar" el coche que las recoge, y nos lo agradecen una y mil veces. Acabamos por encontrar el hotel con relativa facilidad, y una acogedora habitación nos espera, que, sin duda, hace que nos alegremos sabiendo lo barata que era. Así termina un larguísimo día, que incluyó un examen, check-out de la residencia, despedidas, autobuses a y desde aeropuertos, vuelos y primeras aventuras por esa ciudad que todos dicen tan romántica, a veces incluso troppo romántica para los pobres robots.

Transcurrieron los siguientes días guiados por las recomendaciones de una amabilísima amiga, con la que disfrutamos de una buena tarde tomando algo. Así, combinamos Sacré Cœur con largas caminatas por barrios plagados de peluquerías hasta los topes de personas de raza negra, o disfrutamos de un Notre Dame en exclusiva para nosotros mientras bailamos bajo la lluvia.No perdimos la ocasión de ver los fuegos artificiales con la Torre Eiffel, y el espectáculo incluyó música y por supuesto mucho romanticismo. Australia se convirtió en francesa e iba diciendo "merci" a diestro y siniestro, comimos en un restaurante unas raclettes buenísimas y en su caso preparada especialmente, y visitamos un enorme y laberíntico mercado de antigüedades y curiosidades muy caro que unas chicas buscaban ansiosas bajo el pretexto de que la otra zona era muy barato y "crap". Tampoco faltó una visita agotadora al Louvre con el clásico, y lógico por otra parte, comentario de que la Mona Lisa no merece su fama, y con muchas estatuas sin narices (existe la teoría de que porque olía mal) y concursos de foto o pintura. Crêpes, misa en Notre Dame, millones de croissants amén de otras delicias de bollería, quesos, torre de Saint Jaques dedicada al Camino de Santiago, Moulin Rouge sin más para Australia (yo ni he visto la peli), baguettes... Gárgolas, iglesias perdidas con preciosas vidrieras, jardines con multitud de sillas que puedes mover a tu antojo, plazas colapsadas de artistas, zumos escondidos, ópera, paseos de noche, aglomeraciones de metro y autobuses nocturnos como consecuencia...
Y, por supuesto, una gran ascensión (y mejor descenso) a la torre Eiffel, con tempestad incluída en el segundo piso.

París, más bonita de lo que la recordaba, menos de lo que la recuerdan, sorprendente en ocasiones, atestada en otras, con bellos sitios y edificios, con la inexplicablemente ágica y encantadora Torre Eiffel, y, desafortunadamente, muchas veces, mejores bollos que personas.

Au revoir París, y merci beaucoup.


-----


Apéndice - París - Breve historia de una cena

La cola se alarga hasta la misma acera de la calle, atravesando entrada y patio. Palabras tranquilizadoras de una amiga que nos dice que va rápido. Una simpática empleada toma nota de que somos dos y responde a nuestras preguntas.
Era cierto, al poco tiempo nos hacen pasar y podemos entrar. Al cruzar la puerta se descubre un ajetreado y gran restaurante lleno de actividad, ruidos y voces. Nos sentamos en una mesa de cuatro personas que al poco tiempo rellenan, presuntamente, una madre e hija. Al otro lado dos chicas jóvenes con aspecto de turistas, pero al menos una de ellas parece dominar el francés.

Un camarero de origen asiático nos trae dos cartas dobladas por la mitad, difíciles de entender. Yo apuesto por un plato con carne que espero sea el que he visto a algún comensal, ella por el combinado verduril con pasta. El eficiente empleado, rápidamente trae pan y una botella de vino blanco servida en una cubitera. No mucho después del brindis ya estábamos comiendo.

Los asientos recuerda, quizás, a los de un tren. Los manteles, de papel, sirven también para que los camareros apunten las órdenes. A mi derecha comen caracoles y quesos, más allá gente va llegando y acomodándose. Un camarero veterano, siempre con cara de esfuerzo, atiende varias mesas, recoge y deja platos, siempre como queriendo mostrar que está haciendo un trabajo serio.

Tras terminar el entrante, un puré para mí caliente pero no para su boca de amianto, el camarero siempre atento no tarda en retirar el cuenco y traer los siguientes platos.

Ella me roba patatas fritas, yo pregunto que si todo está bien. Una explosión caracolil me alcanza de lleno y la responsable pide perdón una y mil veces, y afirma que "je suis désolé".

Cuando terminamos, tratamos de elegir dos postres, pero acabo por pedir ayuda al simpático camarero, que dice que inglés a little. Recomienda un choux, al que añadimos un postre de chocolate, bañado en una especie de natillas.

El restaurante comienza a relajarse un poco tras su apogeo de camareros danzando, ordenando, sirviendo, esquivando y limpiando, puesto que la clientela comienza a desfilar hacia la salida poco a poco.

Nuestro fiel camarero hace la cuenta en el mantel, sumando las cantidades, y repasa una vez más la suma. Finalmente nos levantamos y nos despedimos del curioso y ocupado restaurante, donde compartir mesa es un bonito y escaso precio a pagar para poder contemplar todo el espectáculo.
11 jul 2011

Freedom?

Se acaba. La libertad, ganada o no, se acerca, de manera inquebrantable, inexorablemente. Mañana tras una maratoniana jornada estaré en París. No tendré que seguir pasando hojas en italiano o inglés mientras sujeto fuerte mi patito.

El escocés no podía creer que me fuese mañana, pese a que vuelva en unos cuantos días. Es difícil imaginar un después de. Quizá vaya algún 11 de enero a celebrar el rebautizado como Roger Rabbit day a tierras escocesas. Quién sabe.

En fin, cuando he empezado esto estaba inspirado y me apetecía escribir, pero me han cortado y ahora estoy muy cansado y no quiero...

Nos vemos, no sé cuándo, pero nos vemos.

Au revoir!
9 jul 2011

Yo quería ser español

Otro día más. Ya no sé si el discurrir del tiempo juega en mi contra o a mi favor. Si cada hora que pasa es una hora más o una menos.

Las diapositivas con las que estoy ahora son muy malas para estudiar. Siento que pierdo el tiempo tratando de resumirlas y traducirlas. Pero bueno, para bien o para mal, en dos días estaré usando el Golden Ticket destino París.


No sé por qué me sale esta imagen de Miguelito en mi cabeza todo el rato...

4 jul 2011

Special one

Pedazo barbacoa que nos hicimos el otro día en el jardín. Hasta sangría hizo el asturiano. Unos pinchos con pollo, salchichas, champiñones, pimiento, tomatitos, y muchas más cosas que el asturiano y yo, sin dejar lugar a réplica, dijimos que eran pinchos morunos y que así debían decirlo incluso los anglo-parlantes.

Hay una chica en la residencia que me llama happy-man. Dice que siempre estoy feliz. Que tomo las curvas de la residencia en bici con la sonrisa en la boca.

Australia está con su prima (la que visitamos en Suiza) en Cinque Terre. Yo me he quedado sin ir por los exámenes, pero pinta muy bien. Hoy han subido al Duomo mientras yo me he quedado abajo con las cosas y estudiaba un poco.

Otro detalle que he pensado esta mañana sobre esta ciudad. No me gusta la gente que va con la bici por las calles peatonales tocando el timbre cada dos segundos.

Voy a tratar de estudiar algo. Seguiremos informando. Jack desde Milano, por poco tiempo. Ciao.

3 jul 2011

Terrifying

No soy nada productivo ahora mismo. La presentación que tengo que hacer es un desastre, me quedo atascado a cada página, me parece todo demasiado técnico como para tener que explicarlo en 15-20 minutos. Supongo que al final todo irá bien, pero me agobia muchísimo.
Es raro sentir que son los últimos días por aquí de Erasmus y pasarlos teniendo que estudiar. Y eso que yo voy a aprovechar después, pero aún así.

Australia está en Módena, o cerca, en casa de su compañera de cuarto italiana. Espero que compre una cuchara nueva. Vuelve el jueves, así que Milano estará un poquito más triste estos días sin todas esas ganas de vivir.

He medio hecho la maleta y ahí va a andar. Yo creo que no cabe pero por poco.

He constatado estos días que los italianos hablan muchísimo por el móvil en el coche. Una barbaridad. No sólo hablan, lo manejan, mandan mensajes y de todo. Van con los auriculares del manos libres o directamente hablando. Un porcentaje altísimo, de verdad. Es como que se meten en el coche y aprovechan ese tiempo para llamar, o eso me parece a mí. Pero bueno, también es cierto que vi a una leyendo un libro, así que yo ya estoy curado de espanto...

Y no sé qué más poner en este desordenado post. Perdón como siempre por no actualizar a diario y gracias a todos mis lectores por sus muestras de cariño... Nos vemos en poco tiempo, aunque no quiera mucho. Hasta mañana.
30 jun 2011

Demasiado equipaje como para volver

Por fin he mandado una maleta a España. Al límite del peso, que son veinte kilos, y aún así creo que no me cabe todo lo que tengo aquí en la de mano y la mediana. Seguiremos informando.
El martes visité de nuevo la Pinacoteca di Brera, que era último martes de mes y era gratis, y acompañé a Australia. Pude ver, que la otra vez no estaba, el cuadro que ponen por todas partes, Il bacio de Francesco Hayez. Luego fuimos a ver Il Cenacolo (La Última Cena) pero yo no entré que sólo quedaba un ticket. Así que más cultura gratis.
Por lo demás no mucho interesante, de ahí que no actualice. Intentando trabajar y estudiar, mucho calor, mucho estrés...

Ah, el escocés estaba fastidiado por lo de Murray. Pobre chaval, al parecer se las prometía muy felices con el primer set, no se da cuenta de que Nadal es El Último Español Vivo...

Ciao!
27 jun 2011

Non ce l'ho

Me ha salido hoy el risotto para cenar excelente. Cuando vuelva seré aún más el cocinillas como dicen algunos.
Hace mucho calor. Ya sé que allí también, pero yo me quejo aquí.
He preguntado cuánto cuesta mandar una maleta allí y creo que la mandaré esta semana. Si alguien se pregunta por qué, es porque Easyjet te deja facturar tranquilamente la segunda maleta, pero el peso sigue siendo el mismo, y cada tres kilos más o así igual son 30 euros (50 kilos, 270 €, que lo estaba mirando ahora por curiosidad). Total, que la mando y yo ya me quedo tranquilo.
Y he recorrido media ciudad con el escocés intentando hacer una copia de la llave de su cuarto (la perdió) y en todas partes se ponían misteriosos y decían que non ce l'ho. al final la ha hecho un vejete en una tienda en medio segundo literalmente.
Y no sé qué más, así que ciao ciao...
26 jun 2011

Studiare

Las palabras en italiano se amontonan bloqueadas por millares de emociones. Sé que siempre lo digo, pero es muy difícil estudiar. Muchas preguntas sin respuesta, demasiada incertidumbre. Demasiado italiano, demasiado inglés, demasiado calor. Troppo tutto, too much all. Te ves aquí y allí en décimas de segundo. Te abofeteas y vuelves a leer las diapositivas, las traduces y resumes, pero en cualquier momento tu mente vuelve a volar en sueños.


Hoy he estado por aquí intentando estudiar, luego hemos comido pronto porque el escocés se aburría, hemos estado estudiando más en la zona de estudio, hemos cenado pizzas y luego me he ido corriendo a misa a las 9. Ahora aquí sigo con las diapositivas. Australia se va mañana a Venecia con su amiga alemana. Los demás mientras tanto aquí seguiremos. Ciao ciao.
25 jun 2011

Un sueño

Otros dos que acabaron ayer su aventura Erasmus. Me decía uno hoy, y me ha sonado muy poético, que cuando ha llegado a su pueblo le parecía como si no hubiese estado nunca en Milano. Como si hubiese sido todo un sueño.
Celebramos una despedida, les dijimos adiós en Centrale, y volvimos a nuestras vidas en la residencia. Hoy un aperitivo con millones de alemanas (cuatro y un alemán (creo)), Australia, Escocia y Gijón.
Y ahora a seguir estudiando...
22 jun 2011

No regrets

Supongo que esto es hacer que merezca la pena. Ir juntando pedazos, highlights aunque parezcan (o sean) estúpidos. Ir tomando decisiones, aunque a la gente le parezcan estúpidas también. Llenarlo todo de pequeños momentos. Supongo que Milano, será algún día un gran momento lleno de pequeños momentos.
No sé a dónde me llevará todo esto cuando se acabe. No creo que vuelva a ver al 90% de la gente que he conocido aquí. No pienso que sea posible explicar algo cuando vuelva y me pregunten que qué tal el Erasmus, así que supongo que sonreiré y diré que fue genial.
Dos amigos españoles acaban su aventura este sábado. Muchos ni lo sabían, yo mismo no recordaba la fecha exacta. El escocés ha proferido su famoso "For fuck sake!" cuando se lo he dicho. El viernes haremos una especie de cena, recordaremos algún momento, haremos promesas imposibles y brindaremos por esta ciudad. Todo esto lo supongo claro, porque aunque me crea muy especial, todos estarán creando aquí sus pequeñas historias que recordarán algún día.

Y así, entre intentos de estudiar, diapositivas, filosofía barata y Friday Night Lights, pasamos otro día más. Deseando página tras página estar en mi próximo viaje por el norte de Europa. Nos vemos otro día que quiera rellenar este blog con mis incomprensibles pensamientos puestos en palabras. Ciao.
19 jun 2011

Sigiloso

Me he pasado todo el día, de verdad, intentando estudiar, fuera del cuarto, sin ordenador... Pero entre lo aburrido que es y que hay cosas que es que no sé ni por dónde cogerlas... Pero bueno, supongo que algo habré hecho, así que ya veremos.
Con los exámenes también se acerca el fin del Erasmus. Las asociaciones empiezan a mandar mails de eventos de cierres, mercadillos de cosas que no podrás llevar contigo y demás en lugar de los acostumbrados de super-mega-fiestas.
Yo, por mi parte, al estar aquí encerrado a veces tengo una extraña sensación de querer estar en casa. Inocente yo, que cuando vuelva tendré que seguir estudiando.
Y aquí, a las tantas de la mañana, con unos hermanos búlgaros locos con música malísima, acabo el día. Y los exámenes van llegando. Y el fin se va acercando. Y da miedo.

Nos vemos.
17 jun 2011

Aburrirse no es una opción

Tras los viajes la vida puede sonar aburrida en Milano. Seguramente lo sea. Exámenes se avecinan, proyectos, en definitiva, cosas normalmente aburridas.
La libertad se antoja imposible tras los muros de libros y diapositivas que leer, y se convierte en lo más bonito del mundo, en todo aquello a lo que aspirar, como siempre le pasa al ser humano, que quiere lo que no tiene.
El calor se hace insoportable, te debates entre abrir la ventana aceptando las hordas de mosquitos o soportar el sudor cayendo sobre tu frente.
Las canciones se convierten en oasis de ocio y alegría. Los vídeos de Mark Knopfler acariciando la guitarra en paraísos terrenales. Los cafés en fuerza y empuje.

Todo esto y muchos más sinsentidos cada día y cada hora. Seguiremos informando desde Lombardía.
15 jun 2011

Suiza

El viaje a Suiza comenzó en la gigantesca estación central de Milán. Como equipaje una mochila, una maleta, y una bolsa con un tentempié y un presente para la familia que nos acogería, vinagre balsámico de Módena y unos grissini con sabor a pomodoro. Faltó la pasta, que quedó olvidada en mi nuevo frigorífico.

En el andén esperaba un tren bonito y que parecía rápido, con letras en rojo y banderas suizas. Poco después de emprender el camino, y después de que Australia detectase compatriotas a su espalda, los revisores comenzaron a taladrar billetes a la vez que anunciaban que deberíamos bajarnos en Domodossola y coger un autobús debido a un fuego en un túnel de los Alpes. Nuestros compañeros de asiento parecían no entender, así que amablemente pregunté si lo habían hecho. Cosas de la vida, encontrarse a dos tejanos en un tren Milán - Suiza. En quince días conociendo media Europa, y no sólo turismo normal, el día anterior devoraron con los pies durante ocho horas Cinque Terra, un bonito paraje cerca de Génova. Hablamos de Australia, de tabaco para masticar, de España, de por qué estábamos todos ahí, y, por supuesto, de Friday Night Lights.

Al bajar del tren una flota de autobuses nos esperaba, y en cierta manera hasta tuvimos suerte, porque desde el autobús pudimos ver todo el paisaje, que en el túnel habría sido imposible. Lagos, montañas, pueblos, siempre todo con color verde. Unos policías se suben al autobús que ya había entrado en Suiza y me acongojo porque había olvidado mi pasaporte y no estábamos en la Unión Europea, pero no hay ningún problema en absoluto, y acabamos en otra estación de tren y subiendo a uno lento que probablemente no nos correspondía, pero que también nos dio la oportunidad de ver más y mejor toda la zona, y los pequeñísimos pueblos con ¡parada solicitada! Preguntamos a la revisora el código-prefijo de Suiza, porque no me dejaba mandar un mensaje diciendo que llegábamos tarde, pero tras dudar unos segundos dijo que no lo sabía. Seguramente no me entendió. Nos despedimos de los tejanos y poco después llegamos a Berna, donde nada más apearnos del tren nos acogieron Australia(2), prima de Australia, y su "hermana de intercambio".

Berna, osos a la orilla del río, carteles en alemán y francés, casas medianas amontonadas sobre la colina, todas con puertas hacia un sótano... Ciudad pequeña que recorrimos mientras unos se ponían al día y otros contemplaban la ciudad. Cuestas arriba, cuestas abajo, y sin mucho tiempo más que gastar, nuevo tren hacia Biel, destino final.

Paseo hasta casa descubriendo la pequeña ciudad, ahorrando el carísimo autobús. Tiendas características, tráfico prácticamente inexistente en el centro. Acogedor recibimiento por parte de nuestros anfitriones, barbacoa incluida, y largas conversaciones sobre distintas costumbres en distintos países. Nuevamente gran nivel de inglés que hace que te muerdas un poco el labio de envidia sana. Interesante como nos contaba el cabeza de familia todo tipo de cosas típicas suizas o incluso historias personales como carreras de 100 kilómetros por la noche.

El alargado fin de semana transcurrió rápido, deslizándose entre las manos. Mercadillos, paseos por la ciudad, cafés, visitas a espectaculares colegios ocupando lugares privilegiados de la montaña, navegar por el lago con viento y sin viento, quesos suizos riquísimos, locales de moda en viejas gas-station, gatitos, amigas de amigas, tres besos, bicicletas y romper bicicletas, chocolate, cascadas en gorges, supermercados que cierran a las cinco de la tarde, bandas que tocan en un café sin pena ni gloria, bromas malas y bromas malísimas, helados a la orilla del lago, libros y cucharas, zapatillas verdes, desayunos interminables, historias de gente que vive en las montañas, precios altos para todo, cámaras de fotos viejas, despedidas en el andén. Rápido, intenso, suizo. Más legado. Más creating memories.

PD: Aunque nunca lo leerán, gracias a todos los anfitriones por tanto y tan bueno.
14 jun 2011

Sechs und ende

Perdón por no escribir este largo tiempo... Cansancio, viajes... Intentaré empezar por el último escrito sobre Alemania, y luego contar mi bonita aventura por Suiza.


El último día en Berlín hice finalmente la visita guiada. Al final hice la general y no la del Tercer Reich, otro viaje quizá. Así que la mañana transcurrió bajo el sol, escuchando historias de cómo construyeron un edificio y luego no les cupo entre las columnas la fuente que el arquitecto quería poner en el patio, cómo empezó la historia del muro, cómo Hitler intimidaba con la cancillería a los embajadores, y muchas cosas interesantes más...
Luego me reuní con Australia y Alemania (jur jur) y dimos una vuelta por el barrio más Indie de Berlín, que al parecer mucha gente sueña con ir a vivir allí y todo. Recorrimos calles, comimos, nos sentamos en bancos gigantes, nos refugiamos de la lluvia en una parada de autobús y acabamos volviendo a casa. Pero con una parada en el camino para comprar una estantería para la nueva habitación, que ayudé a transportar aunque casi muero en el intento. Para demostrar que los alemanes son grandes, he de decir que mientras yo sufría para sujetar la caja, Alemania me dijo que si quería hacer un descanso lo dijese... Eso sí, yo soy muy macho y dije que para nada, que si quería ella lo dijese... ( :D )
Y después fuimos a cenar y tomar algo en un bar de su barrio al que van todas las semanas a ver un programa famoso policíaco alemán y probamos algunas cervezas alemanas. Vamos, que todo muy alemán.
Y ya por fin volvimos y no hicimos mucho más porque al día siguiente teníamos el vuelo a las siete de la mañana. Por cierto, que como buenos y serios alemanes tuvimos un pequeñísimo problema con lo de los líquidos porque la bolsa de Australia no valía y demás tonterías... Pero lo pusimos en la mía y el vuelo sin mayores percances, aparte de que creo que el comandante dijo que había sido el mejor aterrizaje de la historia... ( :S )

Y así terminó mi viaje alemán. Me pareció una ciudad más interesante que bonita. Creo que lo del muro todavía está muy reciente, y con esto quiero decir, que para mí era muy extraño que hubiese como varios centros en la ciudad, y que en esos centros, te alejes un poco, y no haya ya casi vida, o que haya grandes espacios sin nada construido en pleno centro.
Los alemanes más o menos como los pintan. Pueden estar siendo muy amigables, pero parecerte super serios. Excepción hecha la de la amiga de Australia, que fue siempre simpática y sonriente.
El alemán incomprensible para mi desgracia. Y ni siquiera usan las pocas palabras que yo sabía, porque en vez de danke siempre decían dankesum o algo así, y "chuus" en vez de auf wiedersen (no sé cómo se escribe nada de esto...). De todas maneras me daba igual, porque ahora cada vez que estoy en el extranjero contesto en italiano como un idiota.
En definitiva, no sé qué más decir. No me llevé ninguna gran sorpresa respecto a lo que pensaba de Alemania. Estuvo muy interesante conocer todo, no sólo la visita guiada, si no todas las costumbres y vida de los alemanes. Volveremos algún día supongo.

Tschüs! (Lo acabo de mirar :D )
5 jun 2011

Drei, vier, fünf

Bueno, otra vez tengo internet, así que escribo un poco.

Esta mañana Australia ha ido a cosas de diseño y yo debería haber hecho el tour, pero para variar he llegado tarde, así que mañana. En su lugar he aprovechado para ir a misa, sin entender nada claro, y luego un poco de turismo, he comprado un par de cosas, he paseado un poco por ahí, he tomado una original würstel al curry con pommes frittes... Ahora Australia está durmiendo (como siempre :D ) y luego saldremos a hacer algo supongo.
El viernes fuimos a Potsdam, y muy bonito. Un sitio con muchísimos palacios, jardines super grandes, calles grandes también llenas de tiendas y bares con ambiente... Me gustó. Tiene una parte espectacular, que seguramente sale en todas las fotos de internet, con una especie de jardín como en escalones. Eso sí, mucho calor también. Luego estuvimos cenando por ahí y después se supone que íbamos a salir, o más o menos, pero entre unas cosas y otras lo que hicimos en realidad es pasear por la ciudad buscando sitios, y al final volvimos a casa.

Y ayer estuvimos dando una vuelta, buscamos una cosa de diseño pero no la encontramos (dice Australia que en Milano mejor), compramos un par de cosas, comida por ahí, estuvimos sentados a la orilla del río, vimos a un ratoncillo muy simpático él comiéndose un bocadillo del suelo, y tuvimos una cena muy agradable y muy alemana con Australia, su amiga alemana y el padre de ésta última. Yo cené una especie de filete empanado, con unas patatas como asadas y salsa holandesa. Muy rico. Luego por la noche nos tomamos algo con otra amiga alemana, y nada más, que ya era tarde.


Y nada... Aquí los semáforos son un desastre, no sé si lo había dicho ya... Están mal sincronizados, no te da tiempo a cruzar. Las tiendas y sitios de comida están abiertos mucho más tiempo que en Milano, lo cual se agradece, y no tienes que estar pendiente del horario todo el rato, que es super desagradable. Lo del carácter se nota, a veces te da la sensación de que aunque estén siendo amigables, o intentándolo, están como muy serios. Y no se me ocurre nada más, ya sigo otro rato. Ciao ciao...
2 jun 2011

Zwei

Buen día por aquí en Berlín. Ha hecho bastante calor, sol y todo eso. Sigo flipando cuando veo a tanta gente bebiendo botellines de cerveza. Había un señor recogiendo botellas de una papelera porque luego sacas dinero por los cascos.

Por la mañana, después de dar una vueltita y ver uno de esos coches que van muchos tíos sentados dando pedales y bebiendo cerveza, hemos ido a un edificio que es muy turístico parece ser, con cosas de arte y tal. Hemos estado en la torre famosa de Berlín, o cerca vaya, y la verdad es que es como el pirulí, no tiene nada de especial, pero esperemos a la guía (si es que la hago) y escuchemos la historia...
Después hemos estado en una parte del muro que han transformado en una "galería de arte". Ha estado gracioso cuando ha pasado por el río un barco con otros como cuatro barcos amarrados a este, con música discotequera alta, y tíos sin camiseta "bailando" y gritando "¡Uuuuuuh!" de vez en cuando. Había uno divertidísimo.
Luego hemos estado tomando algo en un sitio curioso y bonito, y después nos hemos encontrado a un músico australiano en el metro que nos ha recomendado un par de sitios. Hemos cenado en uno, muy bien, me ha gustado mucho. La cena cosas alemanas (o eso creo vamos), una especie de pasta con espinacas y una quiche, las dos cosas muy ricas. El camarero muy simpático también. Era como en una casa, me ha recordado un poco a un pub de los que estuve en Londres que tenía dos pisos.

Y nada, Australia está durmiendo otra vez que la pobre se cansa mucho. Ah, aquí los semáforos no saben sincronizarlos... Nunca da tiempo a cruzar la calle entera, o eso o somos muy lentos. Mañana vamos a ir a Potsdam creo, aunque Australia debería hacer algo de lo de la semana de diseño, que todavía no hemos encontrado nada más aparte de la feria grande, que va a ir el domingo.

Y no sé qué más, me voy yo también a dormir. Besos y abrazos.

Eins

Sin ver demasiado aquí en Berlín, ya hay cosas que llaman la atención. Por ejemplo, que se pare un señor y diga en inglés que parecemos perdidos y se ofrezca para ayudar, aunque luego después de pensar varios minutos diga que no puede ayudarnos. O que las bicicletas sean gigantes, que incluso siendo los alemanes grandes parece exagerado. O que millones de personas vayan bebiendo botellines de cerveza por la calle.

No mucho turismo hoy. Hemos pasado por zonas importantes, pero la gran parte de la tarde la hemos pasado con la amiga de Australia. ¡Una chica muy grande! Hemos estado hablando también con otras dos amigas, y nada, muy bien. Australia se ha puesto un poco al día, y parecían contentas las dos amigas de encontrarse de nuevo.

Otra vez tengo problemas con las redes wifi públicas, esta mañana he estado un buen rato y al final no sé ni cómo se ha conectado, y ahora mismo a ver si se conecta, pero de momento no. Esto tiene que ser un problema de mi ordenador, y es inexplicable.

Y nada, Australia está ya en la cama y mañana nos levantaremos pronto más o menos para ir a hacer cosas. Un día, igual, si ella se va a ver cosas de diseño que haya que pagar, yo me hago una guía en español por la ciudad...
31 may 2011

Saliendo hacia Berlín...

Pues nada, acabada la maleta y cerrando todo para irme mañana. Despedido ya de los importantes de la residencia, que me han deseado con ganas y honestidad una buena semana. Con ganas de irme y pasar unos días por ahí, conocer sitios y cosas, con Australia haciendo fotos por ahí.

Espero poder ir contando cómo va todo y las curiosidades.

Ya lo decía Andrés Montes. La vida puede ser maravillosa. No hay que desesperar, simplemente hay que hacer por ello...

Nos vemos por Berlín. Ciao.